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Brain Gym®. Com’è fatto il nostro cervello

Vi presentiamo un estratto del seminario dal titolo “BRAIN GYM. La relazione fra cervello e movimento nell’apprendimento di nuove strategie” tenuto lunedì 20 febbraio 2017 presso il liceo scientifico Vittorio Veneto di Milano da Alessandra Corrias (Brain Gym School). 

Il cervello è un organo straordinario. Rappresenta solo il 2% del peso corporeo, ma consuma più del 20% del fabbisogno metabolico complessivo. La maggior parte dei nostri geni (circa l’80%) si esprime nelle strutture e nelle funzionalità cerebrali. Con un consumo calorico relativamente limitato riesce a compiere operazioni che per un mega-computer richiederebbero l’energia di una centrale nucleare…

In quest’aula sono sicuramente in pochi a sapere come funziona, a conoscere quale ruolo ha nelle nostre vite quotidiane, o potrebbe avere, se lo utilizzassimo correttamente.

Ma, anche fuori di qui, se ne sa poco. Per citare ad esempio Obama, in un discorso del 2013 annunciando l’avvio del celebre Brain Project, affermava: “L’essere umano è in grado di individuare galassie lontane anni luce, può studiare particelle più piccole dell’atomo, ma ancora non ha risolto il mistero di quell’ammasso di materia che sta fra le nostre orecchie”.

Vediamo, anzitutto, com’è fatto il nostro cervello…

Il cervello, se lo vediamo di profilo, risulta costituito da 3 parti (tronco encefalico, mesencefalo e diencefalo ovvero cervello rettiliano, limbico e corteccia).

Vi mostro il modello di cervello di Daniel Siegel per aiutarvi a capire meglio…

Il midollo spinale sale, poi arriva dentro il cranio, dove abbiamo il tronco dell’encefalo e l’area limbica che lavorano insieme per regolare il livello di “eccitazione”, il modo in cui diamo una risposta di “lotta o fuga”. Il cervello rettiliano (tronco encefalico) dove hanno sede le reazioni automatiche (come respirazione, digestione) e la sessualità; è la parte antica del cervello, che reagisce automaticamente in caso di stress.

Il cervello limbico (mesencefalo) regola la memoria e le emozioni, il primo apprendimento e l’istinto gregario; si trova sotto la corteccia (o diencefalo): quest’ultima ci permette di percepire il mondo esterno, interpreta gli stimoli provenienti dai sensi e ci consente di pensare, creare strategie e fare scelte.

Questa parte più frontale del cervello, proprio qui dietro gli occhi, è la parte della corteccia prefrontale, che svolge le funzioni superiori, permette la regolazione delle emozioni, la moralità, i processi decisionali, la capacità di trovare soluzioni, l’organizzazione e la logica.

Quest’attività di regolazione è importantissima: se siamo stanchi ed esausti, qualcuno preme su qualche nostro “punto sensibile”, noi possiamo “perdere il controllo”.

E accade questo: siamo sconnessi dalla nostra capacità organizzativa, logica, dalla nostra moralità, dall’empatia, dalla flessibilità e invece siamo direttamente collegati alle nostre reazioni da stress (lotta, fuga o immobilità). Da un punto di vista fisiologico, il cervello non è capace di ragionare, di essere logico o di decidere quando è sconnesso.

Per quanto riguarda gli adolescenti, è scientificamente dimostrato che le connessioni neurali non sono completate e quindi l’adolescente si trova “semi-sconnesso”. E’ più facilmente in presa diretta con le emozioni e le reazioni automatiche in caso di stress: l’attacco, la fuga o l’immobilità. E, quindi, più facilmente si sconnette e perde la capacità di moralità, di empatia, di pensiero logico… Ciò spiega, in alcuni casi, certa propensione a rischiare. Le connessioni e la maturazione del cervello in genere si concludono intorno ai 25 anni…

Visto dall’alto, il cervello è composto da due emisferi, ciascuno a sua volta diviso in 4 lobi. I collegamenti fra i due emisferi passano da un sottile ponte, detto corpo calloso.

L’emisfero sinistro controlla la parte destra del corpo e il destro la sinistra. E questo ha dato luogo ad una serie di fraintendimenti…

Tradizionalmente, infatti, i due emisferi hanno specializzazioni diverse. E quindi…

L’emisfero sinistro è caratterizzato dall’elaborazione sequenziale e temporale, lineare e logica. Tratta gli aspetti simbolici e linguistici delle informazioni, come i numeri o i simboli matematici e le lettere dell’alfabeto. Riconosce prima le parti separate e preferisce i compiti routinari.

L’emisfero destro percepisce il mondo come un tutt’uno, comprendendone il senso globale. E’ ricettivo ed elabora le informazioni in modo spaziale, creando la nostra consapevolezza cinestetica e spaziale (“dove sono?”). Usa l’immaginazione, la spontaneità e ama le novità.

In realtà, entrambi gli emisferi sono in grado di fare le stesse cose, solo che ognuno è in grado di elaborare più velocemente e in maniera più efficiente le informazioni in un determinato campo.

L’idea che bisognerebbe avere del cervello è quella di un unico organo formato da diverse aree specializzate che si assumono specifici compiti in modo da elaborare l’informazione nel modo più completo e veloce possibile. Nel corso dell’evoluzione è stato necessario ripartire il grosso carico d’informazione proveniente dal mondo esterno, e il nostro cervello si è organizzato in modo da “distribuire il lavoro”, conservando la capacità di eseguire tutti i compiti nella maggior parte delle aree.

Brain Gym®. I bambini devono giocare per imparare meglio

343-girls-jumping-ropeLe ricerche scientifiche continuano a segnalare il fatto che – come sosteniamo nel Brain Gym® – i bambini piccoli imparano meglio grazie attraverso il gioco, tuttavia in molte scuole materne sta avvenendo uno slittamento progressivo verso un tipo di apprendimento decisamente più “accademico”.

Ma quando ci si sforza di fornire ai bambini esperienze di apprendimento sempre più organizzate, l’ambiente giocoso e rilassato spesso risulta compromesso e le opportunità per giocare liberamente – specie all’aperto – diventano meno prioritarie. Tuttavia, è proprio attraverso il gioco attivo all’aperto che i bambini cominciano a costruire molte delle abilità fondamentali di cui avranno bisogno per avere successo negli anni a venire. Infatti, prima dei 7 anni i bambini hanno un disperato bisogno di fare numerose esperienze sensoriali con tutto il corpo ogni giorno per sviluppare una mente e un corpo forte. E ciò funziona meglio all’aperto, dove i sensi sono pienamente stimolati e i corpi si confrontano con un terreno disuguale e imprevedibile.

Gli anni della materna non sono solo il momento perfetto affinché i bambini imparino attraverso il gioco, ma sono anche un periodo decisivo dello sviluppo. Se i bambini non ricevono abbastanza esperienze motorie e ludiche, cominciano la loro carriera scolastica con alcuni svantaggi. E’ più probabile che sia goffi, che facciano fatica a stare attenti, a controllare le emozioni, che utilizzino metodi di risoluzione scadenti e rivelino difficoltà nelle interazioni sociali. Nella tarda infanzia si vedono sempre più spesso problematiche sensoriali, cognitive e motorie presentarsi, in parte proprio a causa della carenza di movimento e di gioco in età infantile.

Quando si presentano tali problematiche alla scuola elementare, nel migliore dei casi genitori e insegnanti cercano di affrontare il problema praticando speciali tecniche di respirazione, tenendo gruppi sulle abilità sociali, utilizzando esercizi speciali nel tentativo di “insegnare” ai bambini come stare fermi e migliorare la concentrazione.

Tuttavia, queste non sono abilità che dovrebbero essere insegnate: dovrebbero essere state sviluppate in tenera età in maniera naturale attraverso esperienze ludiche.

Se i bambini ricevessero ampie opportunità di gioco all’aperto ogni giorno con i loro compagni, non ci sarebbe bisogno di praticare esercizi speciali o di insegnare tecniche di meditazione ai più giovani membri della nostra società, perché svilupperebbero queste abilità attraverso il gioco.

I bambini hanno solo bisogno di tempo, spazio e del permesso di essere bambini. Lasciamo che le esperienze di apprendimento dirette dagli adulti vengano dopo. I bambini della materna hanno bisogno di giocare!

(estratto tradotto e adattato dall’articolo “The decline of play in preschoolers – and the rise in sensory issues” di Valerie Strauss, pubblicato sul “The Washington Post”, 1 Settembre 2015)

Brain Gym® e apprendimento: unilaterale o bilaterale?

Bambino-con-cervello-illuminatoL’apprendimento, indipendentemente dall’età, può essere di due tipi: unilaterale o bilaterale. Vediamo insieme che cosa significa e come, con la pratica del Brain Gym®, il nostro stile di apprendimento può essere modificato.

Il metodo Brain Gym – sviluppato grazie a un esteso lavoro di studio e di ricerca – è stato ideato da Paul Dennison per aiutarci ad accedere al nostro cervello in uno stato organizzato, anziché di compensazione e autolimitazione.

Dennison sostiene, infatti, che la maggior parte degli esseri umani affronta i nuovi apprendimenti in maniera unilaterale, cioè secondo schemi non integrati – che favoriscono un occhio, un orecchio, una mano, un piede, un emisfero – e che, rafforzati dall’esperienza, questi divengono automatici. Sia che questi schemi siano basati su tendenze genetiche o su fattori ambientali, essi si manifesteranno la maggior parte delle volte sotto forma di abitudini di apprendimento compensatorie, che inibiscono l’emisfero non-dominante e hanno come risultato un apprendimento mediocre.

Il funzionamento integrato, cioè senza compensazioni, al contrario dipende dalla cooperazione e dalla organizzazione dei due emisferi cerebrali e da tutte le altre parti del cervello. Nessun vero apprendimento (cioè, apprendimento di qualità) può avere luogo senza questo funzionamento integrato.

Tale “funzionamento ottimale per l’apprendimento” segue gli schemi motori che incrociano la linea mediana, verso destra e verso sinistra (come nell’esercizio dell’Otto dell’infinito). E’ interessante osservare come gli schemi motori più antichi (come, ad esempio, scrutare l’orizzonte) si allontanino dalla linea mediana, mentre gli schemi più recenti vadano verso la linea mediana, indicando così una maggiore organizzazione del cervello.

Le difficoltà che incontrano i bambini di oggi a stare seduti dritti dietro al banco e a impugnare uno strumento di scrittura è emblematica della mancanza dell’esperienza motoria richiesta dalla padronanza della coordinazione e dal controllo della motricità fine. Se i bambini non hanno abbastanza occasioni per maturare e integrare le varie esperienze motorie, troveranno più difficile apprendere le abilità più avanzate richieste dalla formazione scolastica di base.

Numerose ricerche hanno chiaramente evidenziato come sia più facile leggere con un occhio solo e inibire l’altro anziché leggere con due occhi non coordinati. Quando il movimento è accessibile in una sola direzione (cioè allontanandosi dalla linea mediana, come accade quando un occhio è inibito), l’apprendimento bilaterale– che avviene attraverso l’esperienza del campo mediano – non può avere luogo.

(estratto dal manuale del corso di “Organizzazione Cerebrale Ottimale” di Paul E. Dennison)

 

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La scienza conferma: sotto stress non impariamo

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perdita-di-memoria-a-breve-termine2Lo stress limita le nostre capacità percettive e ci impedisce di imparare. Lo sostengono i neuroscienziati della Ruhr University Bochum (RUB), cheriferiscono le loro scoperte sul numero di “Psychoneuroendocrinology” pubblicato online il 9 dicembre 2016.

“Precedenti ricerche hanno già dimostrato che lo stress può prevenire il recupero dei ricordi. Ma ora abbiamo scoperto che ha anche un importante effetto sulla percezione e sull’apprendimento percettivo” spiega il Dr Hubert Dinse, uno degli autori dello studio.

Nel loro studio, i ricercatori hanno esaminato come il senso del tatto di 30 partecipanti allo studio potesse cambiare dopo una fase di allenamento. Metà di loro hanno ricevuto una dose media di cortisolo, mentre l’altra metà ha ricevuto un placebo. Per rendere l’allenamento confrontabile in tutti i partecipanti, i ricercatori hanno impiegato la stimolazione passiva delle dita (che, precedentemente, ha dimostrato di determinare un’accresciuta sensibilità tattile).

Come previsto, il gruppo placebo ha migliorato la sensibilità tattile di circa il 15 %. Mentre il cortisolo somministrato all’altro gruppo ha azzerato quasi del tutto il miglioramento indotto dalla stimolazione.

Lo psicologo cognitivo Prof Dr Oliver T Wolf spiega: “I nostri dati mostrano che una sola dose di cortisolo non solo interrompe la memoria nell’ippocampo, ma ha anche un effetto importante sulla plasticità delle aree sensoriali del cervello”.

In precedenti studi a livello cellulare, i neuroscienziati hanno dimostrato che il cortisolo sopprime il rafforzamento delle connessioni sinaptiche, e quindi la plasticità cerebrale (la capacità di imparare). Lo studio guidato da Hybert Dinse suggerisce che i risultati ottenuti potrebbero spiegare anche la soppressione della plasticità sinaptica indotta dal cortisolo.

I risultati di questo studio potrebbero interessare anche i trattamenti clinici. I corticosteroidi (di cui il cortisolo fa parte), sono spesso utilizzati nel trattamento delle patologie immunologiche e neurologiche. Tuttavia, gli effetti sull’apprendimento percettivo che sono stati osservati in questo studio potrebbero contrastare gli sforzi profusi nella riabilitazione, che si basano su questi stessi meccanismi.

(estratto da “Neuroscience News” 14 gennaio 2017)

 

Scrittura: a mano o digitale? Il rischio di perdere la presa

IMG_8474Telefoni cellulari, computer, videogiochi, iPad… Oggi abbiamo a disposizione innumerevoli dispositivi elettronici che semplificano e rendono rapide le comunicazioni con tutto il mondo, aiutandoci a tenerci in contatto con parenti, amici, colleghi. Questi “nuovi” strumenti, è chiaro, stanno modificando le nostre abitudini e comportamenti in maniera drastica. Ma quale effetto hanno sui bambini e il loro sviluppo cognitivo? La tecnologia è progredita e si è diffusa a tal punto che iPad e lavagne elettroniche stanno diventando un elemento importante in classe, prendendo via via il posto delle vecchie lavagne e dei libri cartacei. E’ davvero un bene?

Se, da un lato, siamo tutti d’accordo sul fatto che i giochini elettronici o le consolle non possono essere considerate il migliore strumento “educativo” per i nostri figli, dall’altro è anche vero che esistono diverse applicazioni e strumenti di apprendimento tecnologici che gli insegnanti della scuola primaria e secondaria hanno cominciato ad adottare con una certa frequenza nelle loro classi. Internet ha reso le informazioni disponibili a tutti e quindi ha cambiato radicalmente anche una parte del lavoro dello studente.

Infondo, anche i più restii fra quanti sono nati prima dell’era digitale hanno ormai imparato a scrivere testi, scattare foto e utilizzare il GPS sui telefonini. I bambini entrano in contatto – e quindi diventano fruitori – con questi dispositivi molto presto e, così facendo, diventano subito molto più bravi di noi (dato che, spesso, sono quegli stessi strumenti cui i genitori fanno ricorso per distrarre i figli o tenerli occupati, tanto a casa che fuori).

Un recente studio sul “Journal of Hand Therapy” dimostra, tuttavia, che i giovani adulti hanno sorprendentemente meno forza nelle mani e nella presa rispetto alle generazioni più vecchie; e questo potrebbe essere uno degli effetti collaterali dell’uso abituale dei dispositivi elettronici a scapito di penna e matita.

Se i terapisti occupazionali stanno già vedendo i segni di una presa più debole negli adolescenti, che cosa possiamo aspettarci dalle generazioni più recenti? E’ possibile che questo sia uno dei motivi per cui nelle nostre scuole incontriamo sempre più casi di ritardo dell’apprendimento e di problemi sensoriali?

Di certo, sappiamo che quando i bambini hanno poca forza nelle mani, anche semplici compiti di apprendimento rischiano di diventare difficili, come ad esempio tenere una matita, stabilire la dominanza destra o sinistra, scrivere lettere e numeri correttamente, allacciare bottoni o cerniere, riuscire a scrivere senza stancarsi subito e sviluppare il coordinamento occhio-mano necessario per la lettura.

Qualcuno potrebbe anche dire che non si tratta di una cosa così importante, visto che la maggior parte di noi ormai usa le tastiere e non più gli strumenti di scrittura tradizionali. Provate a riflettere: quando è stata l’ultima volta che avete preso appunti a mano o avete scritto una lettera “di carta”? Ci stiamo abituando sempre di più a fare tutto “digitalmente”, attraverso i computer o i cellulari, sia in ufficio che a casa.

Allora perché continuare a preoccuparci e a stimolare la forza della presa della mano? Sviluppare la forza della mano e le abilità motorie fini del bambino non riguarda solo la scrittura a mano o il modo in cui si impugna la matita. I ricercatori hanno individuato un’interessante connessione tra l’uso delle mani e le competenze di motricità fine (come impugnare, appunto, la matita o la penna) e l’utilizzo di entrambi gli emisferi cerebrali, che hanno modalità di apprendimento diverso (semplificando, il destro creativo ed emotivo e il sinistro analitico e logico). Se il cervello non riesce a passare da un apprendimento destro del cervello a un apprendimento sinistro, i bambini rivelano, crescendo, un approccio più emotivo, invece che logico. Sarebbe questa la ragione per cui molti genitori e insegnanti rilevano più difficoltà di attenzione, eccesso di risposta agli stimoli sensoriali, ansia e problemi di radicamento emotivo.

Rafforzare la presa della mano del bambino con attività motorie fini e attraverso la scrittura tradizionale può aiutare a attivare l’emisfero sinistro del cervello e quindi a progredire nell’apprendimento, per raggiungere e padroneggiare la capacità di organizzazione, di portare a termine i compiti, di ricordare fatti e particolari, operando un miglior controllo delle emozioni, della parola, del linguaggio e altro ancora.

La presa della matita e la scrittura a mano sono pietre miliari del percorso di crescita e sviluppo che ha inizio quando, ancora piccolissimi, i bambini iniziano ad afferrare e a raggiungere oggetti diversi. Con la pratica, afferrando le palline o strizzando i giocattoli morbidi, le mani, le dita, i polsi e i gomiti si rafforzano e li mettono in grado di iniziare a colorare con pennarelli e pastelli grossi. Questo accade quando la presa palmare del bambino comincia a svilupparsi. Man mano che il bambino cresce, la presa palmare dovrebbe passare automaticamente alla presa a tenaglia necessaria per la scrittura e per tenere una matita in modo corretto.

Se i bambini si abituano a usare touch screen e tastiere, trascurando completamente l’allenamento rappresentato dalla scrittura e dal disegno, mancheranno una fase importante del loro percorso formativo.

N.B. Per escludere questo problema, fortunatamente, esistono diverse attività ed esercizi divertenti messi a punto dagli esperti (da praticare almeno 20 minuti al giorno sotto la supervisione di un adulto).

Ritrovare la “coerenza”. Il PACE nel Brain Gym®

Molti di quanti si avvicinano al Brain Gym® mi chiedono: “Come arrivo a uno stato di coerenza quando l’ho perduto? Come mantengo l’equilibrio e l’apertura? Come riconnetto il cuore e la mente per aumentare la mia capacità di apprendimento e di apprezzamento della vita?”.

Per rispondere a queste domande, faccio due raccomandazioni:

come prima cosa, dobbiamo osservare che non siamo coerenti, e questo significa riconoscere la necessità che la coerenza sia al primo posto. La vita non ci impone mai la sua presenza: attende pazientemente finché vediamo ciò che ci manca e lo domandiamo. Quando mettiamo un’intenzione chiara nella ricerca di una maggiore coerenza del sistema cuore-mente, la vita ci viene in aiuto rispondendo. Questo accade in vari modi, ma a noi interessa il modo in cui ciò accade grazie al corpo. Il corpo risponde ai nostri pensieri, ragione per cui è vitale coltivare pensieri positivi, riparatori. Quando esprimiamo silenziosamente il desiderio di un qualunque cambiamento (che si tratti di un desiderio di stabilità emotiva, di più amore nella nostra vita, di una maggior coerenza interiore o di qualcosa d’altro) il corpo comincia a muovere le sue risorse nella direzione del suo desiderio.

In secondo luogo – e questo sorge naturalmente dal desiderio sincero di maggiore coerenza – possiamo ritrovare uno stato di coerenza praticando le attività proposte dal Brain Gym®.

Le attività del PACE, in particolare, sono efficaci e utili per farci uscire dallo stress e porci nello stato più rilassato della coerenza del cuore. La sequenza non richiede più di 5 minuti e può essere praticata tutti i giorni, anche più volte al giorno. Non presenta alcuna controindicazione.

PACE è un acronimo per “Positivo, Attivo, Chiaro ed Energetico”. Ciascuno di noi ha un ritmo innato che gli è proprio, tuttavia vi sono dei momenti in cui lo stress della vita ci porta fuori da quel flusso naturale. Entrare nel “PACE” ci riconnette col nostro ritmo, e ci fa ritrovare la pace interiore, come se rallentassimo e facessimo “marcia indietro” dentro noi stessi.

  1. acquaok Bere dell’acqua:

Bevete qualche sorso d’acqua. L’acqua è un ottimo conduttore di energia elettrica. Dato che i fenomeni chimici ed elettrici del cervello e del sistema nervoso dipendono dalla buona conduzione delle correnti elettriche fra cervello e organi sensoriali, l’acqua è essenziale al funzionamento del sistema nervoso. La sete inconscia è un elemento chiave in un ridotto funzionamento mentale.

 

pcervelloweb2.pcervellowebI Punti del cervello:

Mettere il pollice e il medio di una mano un paio di centimetri sotto la clavicola per stimolare i punti morbidi ai lati dello sterno con un leggero massaggio. L’altra mano è appoggiata sull’ombelico. Continuare la stimolazione per circa 3/5 respirazioni, poi cambiare mano.

 

 

 

 

  1. crosscrwebCross crawl (o movimenti crociati):

In piedi, posare la mano destra sul ginocchio sinistro sollevando il piede da terra, poi il ginocchio destro con la mano sinistra e continuare, alternando. E’ importante che braccio e gamba opposti su muovano insieme e che il ritmo non sia troppo veloce.

 

 

 

 

  1. ccrox1webI Contatti Crociati:

Questo esercizio è in due parti. Prima, mettere la caviglia destra (o sinistra) sull’altra, e stendendo le braccia, appoggiare il polso destro (o sinistro) sull’altro. Incrociare le dita e piegare le braccia verso l’interno, appoggiandole sul petto. Mantenere la posizione per almeno 3 respirazioni, spingendo la lingua contro il palato nell’inspiro e rilassandola nell’espiro. E’ preferibile tenere gli occhi chiusi.

 

 

 

ccrox2webNella seconda parte, sciogliere le caviglie e tenere le gambe leggermente divaricate. Congiungere le punte delle dita delle mani e appoggiarle all’altezza del ombelico. Mantenere la posizione per almeno 3 respirazioni, spingendo la lingua contro il palato nell’inspiro e rilassandola nell’espiro. E’ preferibile tenere gli occhi chiusi.

Tutti i movimenti possono essere eseguiti comodamente seduti su una sedia.

(testo estratto e riadattato dal libro di Paul E. Dennison “Brain Gym. Come scoprire e mantenere per sempre il piacere di imparare”, Milano 2014).

L’Otto dell’infinito nel Brain Gym®

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L'Otto dell'infinito aiuta l'integrazione dei campi visivi, migliorando la visione binoculare e periferica.
L'Otto dell'infinito aiuta l'integrazione dei campi visivi, migliorando la visione binoculare e periferica.
L’Otto dell’infinito aiuta l’integrazione dei campi visivi, migliorando la visione binoculare e periferica.

L’Otto dell’infinito è un movimento che viene compiuto tracciando un otto sdraiato, o un simbolo dell’infinito, più volte, attraversando la linea mediana laterale del corpo di seguito; in questo modo si attivano entrambi gli emisferi cerebrali e li si incoraggia a collaborare. Il movimento dell’Otto dell’infinito sembra molto semplice, eppure – col passare del tempo – molti si accorgono che la lettura e la scrittura risultano facilitate dopo aver praticato l’Otto dell’infinito per qualche minuto, e che riescono anche a ridurre o eliminare le inversioni di lettera.

Sperimentate l’Otto dell’infinito su voi stessi. Disegnate un grande otto sdraiato su un foglio di carta, appoggiato su un tavolo o fissato verticalmente su una parete, collocato in modo che il centro dell’otto sia direttamente allineato con la vostra linea mediana.

Quindi tracciate l’otto con una mano: cominciate al centro dell’otto e seguite la linea, prima andando in alto e verso sinistra, quindi giù, poi tornati al centro di nuovo in alto in alto e verso destra, ancora e ancora. Tenendo la testa ferma, lasciate che i vostri occhi seguano la mano. Tracciate questa forma alcune volte con una mano, poi con l’altra, poi con entrambe le mani insieme. Ogni volta che cambiate mano o cominciate da capo, partite dal centro e andate in alto verso sinistra. Osservate come riuscite a seguire il flusso dell’Otto dell’infinito; la cosa più importante è che osserviate se vi sono delle zone di resistenza – che stanno a indicare che vi sono aree del vostro cervello in cui si verificano degli intoppi nella collaborazione fra i due emisferi – o anche come lavorano insieme occhi e mani. Con la pratica, l’Otto diventerà molto più facile eseguire questo movimento e di sicuro troverete più semplici anche certi aspetti della lettura o della scrittura.

Va detto che vi sono alcune persone che trovano estremamente difficile tracciare il disegno dell’Otto dell’infinito andando in alto a poi in basso. All’inizio è possibile esercitarsi senza preoccuparsi troppo della direzione. Dennison sostiene che chi sceglie di andare in basso anziché in alto, sta cercando di sperimentare il movimento con il corpo e ha bisogno di sentirsi più radicato. Una volta appresa la tecnica “col corpo” potranno passare all’altra modalità (verso l’alto e poi in basso) senza problemi.

…Dice Dennison: “Trent’anni fa, lavoravo con soggetti con ritardi di apprendimento che generalmente avevano un buon senso del corpo ma avevano bisogno di un funzionamento cerebrale più integrato. Gli Otto dell’infinito erano piuttosto efficaci e non capivamo che potesse essere necessario farli in un altro modo. Oggi molti di noi lavorano con soggetti che non hanno una buona consapevolezza corporea. Abbiamo bisogno di sostenerli nello sviluppo di questa consapevolezza in modo che la loro esperienza dell’integrazione cerebrale sia più adatta e completa”.

Estratto dalla Appendice E del volume “Educate your brain” di Kathy Brown (Balance Point Publishing, 2012). Traduzione in Italiano di A. Corrias.

Brain Gym®. Il Disegno a Due Mani

9ff1371d3d5be41ab8820d18b4c81313Il Disegno a Due Mani (Double Doodle Play o Disegno a Specchio) è una attività del Brain Gym® usata da chi voglia aumentare il proprio potenziale cognitivo, emotivo e fisico, sia in ambito personale che professionale. Stimola i due lati del cervello e del corpo allo stesso tempo, aiutando un emisfero a dirigere mentre l’altro segue. Tanto negli adulti quanto nei bambini, i risultati possono superare le aspettative sia in termini di coordinazione oculo-manuale, di comunicazione e percezione, sia sul piano della fiducia, del coraggio e della spontaneità.

Come funziona il Disegno a Due Mani?

Il nostro cervello è composto da due emisferi, destro e sinistro. Entrambi svolgono funzioni cognitive superiori ma ciascuno è specializzato in diverse e assai complesse modalità di pensiero, tra loro complementari. Le funzioni dell’emisfero sinistro sarebbero principalmente di tipo verbale, analitico e razionale, progressive, mentre quelle dell’emisfero destro sono globali, sintetiche, analogiche e intuitive, relazionali, libere dal concetto di tempo.

Il sistema educativo nel nostro Paese, è, però, tutto impostato sullo sviluppo dell’emisfero verbale, razionale e temporale, a quasi totale discapito dell’emisfero cerebrale destro. L’insegnamento artistico e musicale – che si rivolgono soprattutto all’emisfero destro e lo rinforzano – sono in genere limitati e rischiano addirittura di venire cancellati per mancanza di fondi.

E’ interessante notare, inoltre, che se l’espressione artistica dipende prevalentemente dall’emisfero destro, che tutti disponiamo delle potenzialità necessarie per farlo, anche se non tutti siamo capaci di utilizzarle: sia perché non siamo mai stati “educati” a farlo, sia perché non ne abbiamo l’abitudine.

Di fatto, la maggior parte degli adulti non supera mai di molto il livello artistico raggiunto verso i nove o dieci anni. Questa è l’età che corrisponde alla crisi dello sviluppo delle capacità artistiche nel bambino. Come afferma Betty Edwards, autrice di “Disegnare con la parte destra del cervello”: «Lo sviluppo delle capacità artistiche del bambino avviene parallelamente alla maturazione del cervello. Nella primissima infanzia i due emisferi non sono specializzati in funzioni differenziate. Il processo di lateralizzazione – cioè l’affermarsi di specifiche funzioni nell’una o nell’altra metà del cervello – avviene per gradi nel corso della fanciullezza insieme all’acquisizione del linguaggio e a quella dei simboli, che costituiscono l’arte del bambino.

Questo processo si completa in genere attorno ai dieci anni, nel momento che coincide con l’insorgere di conflitti nell’espressione artistica – dovuti al sopravvento del sistema simbolico sulle funzioni percettive – che interferiscono con le capacità di disegnare in modo preciso ciò che si vede. Si potrebbe dire che la conflittualità sia dovuta al fatto che il bambino usa la parte “meno adatta” del cervello – quella sinistra – per eseguire un compito “naturale” per la parte destra. Forse il problema sta nel fatto che a quell’età non si riesce a escogitare un modo proprio per accedere all’emisfero destro, che attorno ai dieci anni è già specializzato nella funzione artistica.»

Quando un adulto decide di disegnare, spesso accade che il suo emisfero sinistro pretenda di “dirigere”, pur non possedendo gli strumenti. Così impedisce all’emisfero destro di entrare in azione, sostituendo la possibilità di vedere in modo analogico, intuitivo, concreto e globale ciò che si deve disegnare, con simboli precostituiti e rudimentali. Nel momento in cui ciò invece accade, il soggetto entra in uno stato di consapevolezza diverso da quello abituale, caratterizzato, tra l’altro, da un modo distinto di vedere le cose e da una percezione dilatata del tempo.

I semplici esercizi che vengono proposti durante il corso di Disegno a Due Mani hanno lo scopo di aiutarci a compiere quel passaggio, dalla dominanza assolta sinistra alla dominanza destra (e alla cooperazione dei due emisferi) con due evidenti vantaggi:

1) di entrare in contatto, mediante un atto di volontà cosciente, con la metà destra del cervello, sperimentando un nuovo tipo di coscienza;

2) di vedere le cose in una prospettiva differente da quella abituale.

Molti artisti hanno detto di vedere le cose in modo diverso mentre disegnano, e hanno spesso accennato al fatto che l’essere concentrati su un disegno modifica il loro stato di coscienza. Quel particolare stato “soggettivo” viene spesso definito come un “sentirsi tutt’uno con il disegno” mentre si percepiscono relazioni che di solito non vengono colte. Chi vive questa condizione si sente vigile e insieme rilassato, con la mente attiva e in una condizione di benessere generale.

Corso di Disegno a Due Mani

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Questo corso di Disegno a Due Mani – Double Doodle Play o Disegno a Specchio – (aperto a tutti) attiverà la vostra creatività e allo stesso tempo migliorerà la concentrazione, la capacità di messa a fuoco nella lettura, nella scrittura e nella matematica. Disegnando con entrambe le mani contemporaneamente, in un clima rilassato e accogliente, scoprirete la gioia e il piacere di entrare in contatto con una pagina bianca, utilizzando il colore, la forma e il movimento.

E’ utile a…

  • accrescere la capacità di mettere a fuoco e mantenere l’attenzione
  • migliorare le capacità visive, fra cui la consapevolezza spaziale, la percezione della profondità e il coordinamento dei due occhi
  • rilassare gli occhi
  • leggere più a lungo e comprendere più facilmente quanto letto

Che cosa faremo:

  • praticheremo alcuni movimenti che appartengono al metodo Brain Gym come riscaldamento propedeutico alle attività artistiche e per incoraggiare l’attraversamento della linea mediana (corporea e visiva) e la collaborazione di entrambi gli emisferi cerebrali;
  • useremo vari tipi di strumento per disegnare e dipingere (pastelli, matite, pennarelli, acquarelli e tempere);
  • impareremo alcuni movimenti di Vision Gym;
  • sperimenteremo varie combinazioni di movimenti per accrescere l’espressione artistica e incoraggiare capacità visive “sane”.

Questa pratica è molto facile, adatta anche a chi si ritiene “assolutamente negato” a disegnare, e i suoi risultati sono profondi. L’enfasi che si pone sullessere “nel processo” più che sul risultato (nessun giudizio qualitativo) aiuta i partecipanti a esprimersi liberamente mentre il clima rilassato e non competitivo che si crea durante la pratica incoraggia l’introduzione di attività di coppia e di gruppo in una condivisione gioiosa.

Prossime date: Milano, 2 aprile 2017

Durata: 8 ore (consecutive, eventualmente divisibili in due giornate da 4 ore, su richiesta)

Aperto a tutti (dai 16 anni in su)

Costo: 100 euro a persona (sconti per coppie e gruppi); a completamento del corso verrà rilasciato il manuale e un attestato riconosciuto dalla Edu-K Foundation per il percorso formativo.

 A cura di: Alessandra Corrias, Insegnante di Brain Gym e Double Doodle Play e Consulente di Kinesiologia Educativa, Membro di Brain Gym Italia e di Brain Gym France.

Per info e prenotazioni: acorrias@braingymschool.it