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6 Maggio 2025 - 12 : 44
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Disegno a due mani. Un’esperienza francese di Brain Gym per la terza età

INSIEME ALL’ASSOCIAZIONE QDB DIVERSAMENTE COMUNICO di via  Alberti, a MILANO, BRAIN GYM SCHOOL ORGANIZZERà UN ATELIER SETTIMANALE DI DISEGNO A DUE MANI (metodo BRAIN GYM) PER LA TERZA ETà.

PER INFORMAZIONI: Associazione QDB, tel. 329.0627175, mail: infoqdb2016@gmail.com

Vi presentiamo di seguito un articolo dal titolo “Disegno al bistrot mémoire” di Céline Sorin Imari pubblicato su “Le journal de l’association Brain Gym France N°52” – marzo 2017.

L’anno scorso ho animato un laboratorio di un’ora di Introduzione al Brain Gym come parte dei “Bistrots mémoire” a St Philbert di Bouaine. Con un gruppo di 8 persone dai 50 agli 80 anni, avevo proposto come prima cosa la sequenza del PACE (sequenza di movimenti di Brain Gym, ndt) poi alcuni movimenti, semplicemente spiegando come andassero praticati e come adattarli secondo le possibilità di ciascuno. I partecipanti in parte avevano l’Alzheimer in parte accompagnavano i malati. Mi ricordo soprattutto di una coppia: un uomo, che convive con questa malattia da qualche anno, accompagnato dalla moglie.

L’esperienza è stata molto piacevole, per me e per loro. Sensibilizzare all’importanza del movimento, del tocco, dell’accettazione di ciò che può e non può essere fatto, questo è ciò che mi sono riproposta per presentare le attività. Conoscevo poco di questa malattia e dei suoi sintomi tranne ciò che un caro amico mi aveva spiegato attraverso la sua esperienza di accompagnatore. In pratica, le attività di Brain Gym vengono proposte come un rituale quotidiano di “messa in moto” fra altre attività e stimoli che oggi sono messi a punto dai professionisti della salute.

Poiché l’atelier era molto piaciuto l’anno scorso, l’associazione dei “Bistrots mémoire” ha deciso di riproporlo. Sono dunque andata un giovedì in un bar di St Philbert de Grand Lieu dal nome… Bistrot Mémoire! Ho riconosciuto alcune persone presenti l’anno passato e poi alcune nuove, che venivano per la prima volta.

Gli incontri dei BM sono supervisionati da Flore, psicologa che opera a Nantes. In questi incontri, che hanno luogo ogni 15 giorni, vengono proposti vari temi con spazi di discussione e di scambio.

Qualche ora prima non avevo ancora deciso cosa avrei presentato, non sapendo se avrei ritrovato le stesse persone della prima volta. Poi, quando stavo per partire, ho avuto un autentico colpo di genio… Ho preso carta, matite, pennarelli e scotch. Ancora in preda all’energia del meraviglioso corso di disegno a due mani di dicembre con Glenys (Leadbeater, neozelandese che si occupa per la Edu-K della formazione degli insegnanti di Disegno a specchio in tutto il mondo, ndt) ero tutta eccitata all’idea di proporre questa attività.

La settimana precedente avevo messo i miei genitori al tavolo di cucina (68 anni entrambi) e, nonostante mio padre non avesse mai toccato una matita dai tempi della scuola, erano stati gentili e disponibili a lasciarsi andare in questa sperimentazione. E ci eravamo divertiti parecchio, anche se si sentivano piuttosto destabilizzati dal fatto di utilizzare le due mani insieme e di non controllare i gesti come avevano fatto in decenni di abitudine. Abbandonare l’attenzione al risultato, lasciarsi andare sulla pagina: questa è la sfida. Cominciare il gioco con i 5 movimenti chiave ha molto aiutato a liberare il movimento, la presa della matita e le aspettative. Per l’atelier del giovedì decisi, dopo il PACE, di partire dai 5 movimenti chiave: per guidare la pratica, li provammo anche in aria. Ad esempio, abbiamo eseguito tutti il movimento del mescolare in una pentola immaginaria in mezzo al bar. Immaginate un gruppo di persone anziane che mescolano per aria mentre dei giovani arrivano sul posto per giocare a biliardo o bere una birra…

Dopo aver sperimentato i diversi movimenti chiave sulla carta (preferibilmente con le matite colorate) abbiamo praticato il disegno a specchio “addosso” a coppie, sia sulla schiena che di fronte… Era bello da vedere, soprattutto le persone che presentano i sintomi più forti. E, in generale, è un gioco che è piaciuto parecchio! Sentire le dita percorrere la schiena quasi come un massaggio, ha fatto affiorare qualche sorriso e il desiderio di ritornare!

Rivedo lo sguardo attento di quel marito sulla moglie, che ha seguito anno dopo anno, che si lasciava andare alla sperimentazione e che era bella nella sua goffaggine. Successivamente, ciascuno ha messo un nuovo foglio sul tavolo e ha cominciato il disegno a specchio di una farfalla. Ancora una volta, l’accettazione di quello che accade, la non padronanza del gesto, l’aspettativa personale sull’estetica: tutto questo richiede benevolenza verso se stessi. Tutti si sono prestati al gioco e il seminario è stato gioioso e creativo!

Ed è sicuro che, in previsione delle vacanze, le nonne staranno già immaginando di fare il disegno allo specchio con i nipotini!

*Un Bistrot Mémoire è un luogo di accoglienza e di accompagnamento per persone che vivono difficoltà di memoria oltre che per i loro aiutanti più vicini. Questo tempo di accoglienza e accompagnamento è organizzato ogni settimana in un luogo pubblico, un caffè/trattoria aperto a tutti. La presenza di persone benevole preparate all’ascolto rinforza la qualità di questa accoglienza.

 

Tradotto in Italiano da Alessandra Corrias

 

Le nuove generazioni sanno davvero utilizzare le nuove tecnologie?

I membri più giovani della “net generation” non sono più “tecnologicamente istruite” dei loro insegnanti solo perché sono nati in un mondo pieno di computer. Infatti, se non fosse per l’assistenza dei loro educatori, molti studenti non utilizzerebbero mai gli strumenti elettronici per qualcosa che non sia giocare o ascoltare musica. Così dice Shiang-Kwei Wang del New York Institute of Technology (USA), che ha condotto uno studio su come gli insegnanti di scienze della suola media e i loro studenti utilizzano la tecnologia dentro e fuori delle classi. (vedi Educational Technology Research & Development, edito da Springer).

Wang e il suo team hanno studiato le abilità tecnologiche di due insegnanti di scienze e di 1.078 studenti di 18 diverse scuole. Gli studenti in questione erano considerati “nativi digitali” di terza generazione, per i quali l’accesso e la padronanza della tecnologia sono la norma.

Sia gli studenti che i professori hanno dimostrato di avere una ricca esperienza “tecnologica” fuori della scuola, ma gli studenti non erano altrettanto esperti in classe. La maggior parte di loro non era esperto con la tecnologia di informazione e di comunicazione e neppure gli strumenti del Web 2.0 concepiti per rendere produzione e condivisione di informazioni più semplice. Gli insegnanti, invece, si affidavano molto di più all’uso della tecnologia per risolvere i problemi quotidiani, migliorare la produttività e come supporto all’apprendimento.

Secondo Wang il problema sta nel fatto che gli studenti hanno poche opportunità di far pratica della tecnologia al di là di perseguire gli interessi personali (quali l’intrattenimento). Molto dipende da come gli insegnanti vogliono che gli studenti utilizzino le nuove tecnologie e da come queste sono integrate nell’insegnamento. I compiti scolastici in genere richiedono agli studenti un utilizzo della tecnologia limitato alla ricerca di informazioni e alla stesura di testi. Raramente gli insegnanti offrono l’opportunità agli studenti di utilizzare la tecnologia per risolvere i problemi, migliorare la produttività o sviluppare la creatività.

Ne risulta chiara l’esigenza di fornire agli insegnanti una preparazione di alto livello su come possono integrare una tecnologia di contenuto specifico nel loro curriculum e come insegnare agli studenti a utilizzarla con profitto.

“Gli studenti possono essere abili nell’utilizzo di tecnologie di intrattenimento o comunicazione, ma hanno bisogno di una guida per imparare a usare queste tecnologie per risolvere complicati problemi di ragionamento” dice la Wang. “La scuola è l’unica istituzione che può creare il bisogno di formazione e facilitare l’esperienza tecnologica dei giovani. Una volta che gli insegnanti hanno introdotto i ragazzi alle nuove tecnologie per sostenere l’apprendimento, loro imparano velocemente.”

Quando diciamo: “Non sono capace…”

Le difficoltà e i blocchi nell’apprendimento sono spesso causati da un’immagine di sé negativa che si è venuta creando nel corso degli anni, instaurando un circolo vizioso (ad esempio: “Non so disegnare, perciò non ci provo nemmeno perché tanto non ne sono capace”).

Ognuno di noi ha due possibilità di scelta: non provare, negando così la propria potenzialità, oppure provare, raddoppiando lo sforzo, a volte sotto la spinta di sollecitazioni esterne (famiglia, scuola, amici, colleghi).

Questa seconda opzione comporta un accumulo di stress emotivo che può manifestarsi anche fisicamente. Raddoppiare lo sforzo, a livello celebrale significa un sovraccarico di energia nell’emisfero dominante che – escludendo l’altro emisfero – inevitabilmente lo porta ad una sorta di corto circuito.

Questo squilibrio provoca un forte senso di affaticamento che può causare mal di testa, disturbi visivi, uditivi o perfino motori.

Come ci ricorda Dennison: “Ogni volta che ci troviamo in una situazione di stress, di ansia o frustrazione – quella che chiamiamo “di sopravvivenza” – il nostro corpo entra in “modalità reattiva”: una parte del cervello smette di funzionare (quella che coglie la visione d’insieme, che è capace di pianificare una strategia, che prova sentimenti, che sa giocare e concepire nuove idee e strategie). In questo stato di “arresto”, l’apprendimento, la memoria, la gioia e l’entusiasmo risultano seriamente compromessi”.

Come agisce il BRAIN GYM:

Partendo dai vissuti individuali, l’operatore Brain Gym individua un percorso con esercizi semplici e veloci che mirano a disinnescare la modalità reattiva e ripristinare l’equilibrio generale, facilitando un apprendimento globale e senza stress.

I risultati saranno:

  • l’integrazione emisferica (cioè l’apprendimento con tutto il cervello)
  • udire con entrambe le orecchie
  • vedere con entrambi gli occhi
  • coordinazione occhio-mano
  • concentrazione e memoria
  • equilibrio del flusso energetico nel corpo
  • interruzione delle abitudini e dei pensieri di auto-sabotaggio
  • scoperta delle proprio stile personale di apprendimento.

 

Brain Gym® e terza età. Fisico attivo, cervello attivo!

Yasmina Rossi, modella "golden age" dichiara di fare esercizio fisico quotidianamente.
Yasmina Rossi, modella "golden age" dichiara di fare esercizio fisico quotidianamente.
Yasmina Rossi, modella “golden age” dichiara di fare esercizio fisico quotidianamente.

DA SETTEMBRE 2017 PRESSO L’ASSOCIAZIONE QDB DIVERSAMENTE COMUNICO di via  Alberti, a MILANO, BRAIN GYM SCHOOL ORGANIZZERà UN ATELIER SETTIMANALE DI DISEGNO A DUE MANI (metodo BRAIN GYM) PER LA TERZA ETà.

PER INFORMAZIONI: Associazione QDB, tel. 329.0627175, mail: infoqdb2016@gmail.com

Vi sono decine di buone ragioni per restare fisicamente attivi. Fare movimento, si sa, fa bene a tutti. Viviamo in una società sedentaria, per cui muoversi sta diventando sempre più un’esigenza se si vuole rimanere in buona salute. L’Organizzazione Mondiale per la Sanità (OMS) raccomanda 150 minuti di esercizio fisico di media entità a settimana. Bastano 30 minuti al giorno per 5 giorni (anche suddiviso in sessioni intense da 10 minuti l’una). Ciò contribuisce a ridurre sensibilmente la possibilità di sviluppare problemi cardiaci, diabete e ictus. Muoversi, inoltre, è un efficace anti-depressivo.

Ma vi è un’altra motivazione, particolarmente adatta a quanti di noi sperimentano quell’annebbiamento mentale che viene con l’età: l’esercizio modifica il cervello, la memoria e le facoltà di pensiero.

Grazie a numerosi studi scientifici, ormai è noto che quando ci occupiamo del benessere e della funzionalità del corpo, in qualche modo ci occupiamo anche del cervello, perché i due sono strettamente collegati. L’attività fisica regolare – in particolare camminare – rafforza il cuore e i vasi sanguigni che riforniscono il cervello di ossigeno, migliora la crescita di nuove sinapsi e la produzione del fattore di crescita nervoso (NGF). Le persone anziane che praticano un’attività fisica regolare riducono il rischio di demenza del 30 %.

In passato, si riteneva che il cervello umano, invecchiando, perdesse ogni anno varie migliaia di neuroni che non venivano più recuperati. Oggi, grazie agli studi sulla plasticità cerebrale, sappiamo invece che il cervello continua a svilupparsi lungo tutta la durata della vita, purché sia tenuto sempre attivo e opportunamente stimolato. L’apprendimento è legato alla facoltà di creare nel cervello nuovi circuiti elettrici “risonanti”, e finché tale facoltà sussiste, si può continuare ad arricchirsi di nuove nozioni, anche a 90 anni.

Gli studiosi hanno finalmente dimostrato, senza alcun dubbio, che un regolare esercizio aerobico moderato accresce l’ippocampo, ovvero l’area cerebrale preposta alla memoria verbale e all’apprendimento. Inoltre, un esercizio intenso di breve durata o un allenamento regolare di lunga durata si è rivelato in grado di migliorare l’apprendimento e insieme di prevenire il progresso del morbo di Alzheimer.

Perché il Brain Gym®?

Il Brain Gym® è una tecnica neuromotoria che si basa su una serie di semplici movimenti – privi di controindicazioni e alla portata di tutti, in quanto posso essere adattati alle diverse abilità motorie – che possono contribuire in maniera importante alla stimolazione le connessioni neurali cerebrali, aiutando a riscoprire la gioia di imparare.

Sappiamo che l’emisfero sinistro governa la logica, il pensiero sequenziale e il linguaggio; tuttavia, le persone affette da demenza hanno difficoltà di linguaggio e di comunicazione (non riescono a ricordare le parole), come pure di memoria (dimenticano cosa hanno mangiato e vogliono mangiare ancora)

Il Brain Gym® integra le funzioni dell’emisfero sinistro e quelle del destro, pertanto le varie attività praticate quotidianamente contribuiscono a migliorare la concentrazione, la comprensione, la memoria e il coordinamento motorio sia fine che grosso.

Vi racconto come è nato il Brain Gym

di Paul E. Dennison

Imparare significa muoversi. I bambini cominciano ad imparare quando si connettono o si riconnettono col tipo di movimento che li spinge ad agire. Studiando per diventare insegnante specializzato in lettura, mi avevano inculcato il concetto che leggere è un’attività mentale: cominciai a lottare contro questa idea paradossale all’inizio degli anni ’70. Nei miei centri di aiuto alla lettura ho visto allievi in difficoltà fare i maggiori progressi nella lettura, nella scrittura e nell’elaborazione del linguaggio non grazie alla memorizzazione e alla ripetizione, ma padroneggiando le competenze fisiche (senso-motorie) collegate all’integrazione della percezione e dell’azione.

Col passare del tempo, ho sviluppato un sistema: la Kinesiologia Educativa – Sette dimensioni dell’intelligenza*, basata su un semplice principio, e cioè creare occasioni di apprendimento tali che gli allievi potessero connettersi alle loro capacità fisiche.

Ho aiutato gli allievi a scoprire come integrare i movimenti destra-sinistra, alto-basso e avanti-dietro. Ho poi scoperto che dando la priorità a queste dimensioni, potevo creare rapidamente un momento di apprendimento per avviare le competenze della centratura, della consapevolezza spaziale, della presa d’oggetto (come tenere la penna) in maniera efficace e via di seguito…

Ho chiesto alla mia amica e collega Gail Hartgrove (che più tardi è divenuta mia moglie) di aiutarmi a organizzare questo processo in un manuale per corsi. Abbiamo ben presto constatato che provavamo una grande gioia ad insegnare insieme questo lavoro. All’inizio degli anni ’80, Gail ed io abbiamo cominciato a insegnare in giro per l’Europa, il Canada e gli USA.

Restavamo spesso qualche giorno in più in alcune località per fare delle sedute individuali. Terminavamo le sedute mostrando alcuni movimenti di “ancoraggio” che richiedevano pochi minuti e servivano a ricordare l’obiettivo.

Sceglievamo movimenti che rinforzassero le capacità di equilibrio, di coordinazione, di coordinazione oculare, di centratura appresi durante la seduta. Ripeterli tutti i giorni si è dimostrato d’aiuto perché gli allievi “ancorassero” le nuove abitudini motorie, di apprendimento e di rilassamento.

 

* La Kinesiologia Educativa in profondità: le 7 dimensioni dell’intelligenza utilizza un sistema di priorità per esplorare i movimenti sinistra-destra, alto-basso, avanti-dietro, oltre che la motivazione, la respirazione, l’auto-regolazione e i movimenti cranici (abitudini dei denti e della mascella).

(traduzione in Italiano di Alessandra Corrias; © di Paul E. Dennison)

 

Brain Gym e Disegno a Due Mani al Summer Camp!

Si è da poco conclusa una bellissima esperienza di Brain Gym e Disegno a Due Mani dedicata ai bambini delle scuole elementari iscritti al Summer Camp dell’Associazione QDB Diversamente Comunico di Milano.

Nei 6 incontri organizzati, i bambini hanno imparato i movimenti del PACE e i 5 movimenti base del Disegno a Due Mani, realizzando una “collezione” di disegni straordinaria ma, soprattutto divertendosi (il disegno nella foto è solo un piccolo esempio di quanto fatto insieme).

Nonostante all’inizio fossero in molti a dire “non ci riuscirò mai…” tutti i partecipanti (dai più piccoli ai più grandi) si sono portati a casa un ricordo speciale di questa esperienza!

Il corso di Disegno a Due Mani, tenuto da Alessandra Corrias, rappresenta l’inizio di una collaborazione importante fra Brain Gym School e QDB e che continuerà dopo l’estate con la seconda parte del Summer Camp e poi, durante l’anno scolastico, e che vedrà nuove proposte sia per i bambini che per gli adulti.

Un grazie a tutti e arrivederci a settembre!!!

Alessandra Corrias

L’importanza e il valore del movimento nel processo dell’apprendimento

Più consideriamo da vicino l’elaborata interazione di cervello e corpo, più chiaramente emerge un tema pressante: il movimento è essenziale all’apprendimento. Anche nella quiete apparente, il nostro corpo organizza attraverso movimenti la digestione del cibo; l’espansione e la contrazione dei nostri polmoni e dei muscoli; il battito del cuore; gli impulsi nervosi; e lo scorrere rapido del sangue in tutto l’organismo. Il movimento risveglia e attiva molte delle nostre capacità mentali. Il movimento integra e àncora le nuove informazioni ed esperienze nelle nostre reti neurali. Il movimento è vitale per tutte le azioni grazie alle quali incarniamo ed esprimiamo il nostro apprendimento, la comprensione di noi stessi.

Il movimento nell’utero ci dà la prima percezione del mondo e l’inizio della conoscenza e dell’esperienza delle leggi di gravità. I movimenti ritmici di nostra madre mentre cammina, prima e dopo la nascita, il suo cullarci, il respiro, il battito cardiaco, tutto contribuisce a formare modelli coerenti che ci assistono nella comprensione dei modelli interni alla matematica, al linguaggio e alle scienze. Ci basiamo sul movimento per dare forma alla nostra visione, per esplorare la forma del nostro ambiente e interagire con le persone e le forze intorno a noi.

Ogni movimento è un evento senso-motorio, collegato all’intima comprensione del nostro mondo fisico, il mondo dal quale deriva ogni nuovo apprendimento. Il movimento della testa “accorda” gli organi del senso (occhi, orecchie, naso e lingua) agli stimoli ambientali. Piccoli movimenti degli occhi ci consentono di vedere a distanza, di sperimentare le tre dimensioni, di percepire i nostri confini e mettere a fuoco lettere minuscole sulla pagina. Movimenti più complessi delle mani ci consentono di toccare, giocare e manipolare il nostro mondo in infiniti modi e di comunicare le nostre emozioni e il nostro io più profondo. Il movimento ci permette di cogliere odori che collegheranno la nostra memoria agli eventi, o suoni che formeranno immagini interiori per proteggerci e/o capire.

Nella struttura muscolare non è impressa solo la consapevolezza di come sedere, stare in piedi, camminare e correre, ma di dove siamo nello spazio e di come ci muoviamo. Il movimento dà ai nostri volti la capacità di esprimere gioia, tristezza, rabbia e amore.

Questo testo è estratto e tradotto (a cura di Alessandra Corrias) dal volume “Smart Moves. Why learning is not all in your head” di Carla Hannaford nel quale si trovane anche alcune interessanti riflessioni sul Brain Gym e le sue applicazioni.

Brain Gym. Come scoprire e mantenere per sempre il piacere di imparare

E’ con grande piacere che vi comunichiamo che la seconda edizione (rivista e corretta) della traduzione italiana del volume “Brain Gym and Me” di Paul E. Dennison è disponibile.

Un’opera fondamentale per chi è interessato al Brain Gym, in cui Paul Dennison ci offre il frutto di oltre trent’anni di esperienza e di ricerca dedicati all’apprendimento e al suo rapporto con il movimento.

Ripercorre  così il suo cammino, illustrando con chiarezza come ha elaborato i principi della Kinesiologia Educativa e del Brain Gym – disipline che si sono diffuse in tutto il mondo – e i risultati sorprendenti che ha ottenuto con bambini e adulti, sia nel campo della formazione (scolastica e non) sia in quello dell’espressione dell’individualità.

Condividendo i numerosi e commoventi aneddoti della sua vita e della sua esperienza di educatore, Paul Dennison ci comunica tutto il suo entusiasmo e ci trasmette l’essenza del suo approccio:

“Voglio promuovere l’idea che l’apprendimento non deve essere difficile e che muoversi per imparare può portare la salute, l’intelligenza e la realizzazione che sogniamo per noi stessi e per i nostri figli”.

Il volume è corredato da schede illustrate da fotografie con la presentazione degli esercizi del metodo Brain Gym.

Il prezzo di copertina è di 29 € (in offerta a 25 € per chi lo ordina entro il 30 agosto 2017).

Chi fosse interessato è pregato di inviare una mail a: segreteria@braingymschool.it

Emozioni e salute. Un aiuto dal Brain Gym per il nostro benessere

Di seguito riportiamo un estratto tradotto dal volume “Smart Moves” della dott.ssa Carla Hannaford che ci aiuta a capire come le emozioni siano profondamente connesse alla nostra salute. Il Brain Gym, con i suoi semplici esercizi – in particolare quelli chiamati “Energetici” e “Per un atteggiamento positivo” – ci può fornire un valido aiuto per migliorare la consapevolezza delle emozioni che proviamo e il modo in cui le esprimiamo, aiutandoci a raggiungere un benessere più completo.

Il sistema immunitario è regolato dal sistema limbico. Negli anni ’80 alcuni ricercatori scoprirono dei recettori dei neuropeptidi e dei neurotrasmettitori nelle cellule del sistema immunitario, i monociti. I monociti sono un tipo di globuli bianchi che hanno un ruolo determinante nel sistema immunitario e migrano verso aree di infezione per distruggere gli organismi patogeni responsabili della malattia. Danni o lesioni all’ipotalamo (che si trova nel sistema limbico, come abbiamo visto) determinano cambiamenti nell’attività dei monociti e quindi nel sistema immunitario.

Il fatto che neuropeptidi e neurotrasmettitori siano connessi alle emozioni e al sistema immunitario suggerisce che emozioni e salute siano profondamente collegati. Se essere felice, triste, pensieroso o eccitato attiva la produzione di neuropeptidi e neurotrasmettitori nel nostro sistema limbico, allora le cellule immunitarie devono venire influenzate dalle emozioni…

Il cuore – direttamente collegato alle emozioni – produce un ormone (Atrial Natriuretic Factor, ANF) che colpisce ogni organo del corpo comprese alcune aree del cervello (amigdala) che regolano lo stato emotivo, influenzando l’apprendimento e la memoria. L’ANF opera in risposta a una forte emozione nel sistema limbico, incidendo sull’attività del talamo (e di conseguenza sulla pituitaria, ghiandola endocrina principale che agisce sulla regolazione corporea), sull’ipotalamo e la ghiandola pineale (che regola la produzione di melatonina)…

Ecco perché è così importante esprimere le proprie emozioni. L’espressione responsabile delle emozioni richiede un’integrazione di tutte le parti del sistema corpo-cervello nel momento in cui le emozioni vengono provate. Questo facilita il collegamento di introspezione e ragionamento con le emozioni.

L’apprendimento di questo processo comincia a 15 mesi e intorno ai 5 anni il bambino è in grado di collegare la ragione (dalla neocorteccia) con le emozioni; a 8 anni aggiungerà l’introspezione (dai lobi frontali) per rifinire le emozioni.

Quando le emozioni forti (paura, rabbia, tristezza per un’ingiustizia) non possono essere o non vengono espresse, rimangono irrisolte. Queste emozioni irrisolte finiscono per rimanere nel sistema nervoso simpatico, dove nel tempo si trasformano in paure e possono alla fine esplodere in rabbia e violenza, o manifestarsi internamente come malattie.

In entrambi i casi, viene stimolato uno stato di stress che lascia vulnerabile il sistema alle malattie e che inibisce ogni processo di apprendimento.

Al contrario, quando siamo in grado di esprimere responsabilmente le nostre emozioni, di fatto potenziamo il nostro sistema immunitario, portando un aumento di interferoni e interleuchine (che rendono le cellule invulnerabili agli organismi patogeni) e di dopamina nel cervello (che aiuta la salute dei nervi e la crescita delle reti neurali).

Campus Estivo 2017 col Brain Gym e il Disegno a Due Mani!

Vi segnaliamo una bellissima occasione per conoscere il Brain Gym attraverso un Atelier di Disegno a Due Mani!

L’Associazione QDB DiversaMente Comunico di Milano, con sede in via Alberti 10,  terrà infatti un Campus Estivo dal 12 giugno al 28 luglio 2017 durante il quale i ragazzi (elementari e medie) potranno partecipare a un Atelier di Disegno a Due Mani tenuto da Alessandra Corrias, Insegnante di Brain Gym, Disegno a Due Mani e Consulente di Kinesiologia Educativa.

Per maggiori informazioni vi suggeriamo di contattare direttamente l’Associazione (tel. 329.0627175, mail: infoqdb2016@gmail.com).

Ci sono ancora alcuni posti disponibili ma è consigliabile affrettarsi!!