Nella vita uterina, e nel corso dei primi anni, il bambino utilizza più volentieri la mano destra oppure la sinistra. Ma secondo i tanti ricercatori che hanno studiato il fenomeno, è fra i 3 e i 7 anni che ha luogo la scelta definitiva.

La lateralità, vale a dire la preferenza (a livello di forza e di precisione) nell’utilizzo di una delle parti simmetriche del corpo, riguarda anche l’occhio, l’orecchio e la gamba. Si noti che la mano arriva per ultima, perché la dominanza di piede è già visibile quando il bambino (fra gli 1 e i 2 anni) comincia a salire le scale. La dominanza oculare si fissa intorno ai 2 anni e mezzo. La padronanza dei termini sinistra e destra si matura più tardi, verso i 6 anni.

Secondo la psicologa Jacqueline Fagard (J. Fagard, “Le développement des habiletés de l’énfant. Coordination manuelle et latéralité”, Paris CNRS Editions, 2001), i bambini utilizzano in modo più sistematico la mano preferita via via che progrediscono nella padronanza di un nuovo apprendimento. Più il compito esige abilità e implica sequenze di gesti, più l’attività è difficile o precisa, più la mano preferita svolge un ruolo attivo. E’ appunto il caso dell’apprendimento della scrittura. L’altra mano – che può essere la più efficiente in altri compiti – svolge allora un ruolo di supporto o di orientamento. La lateralità manuale è una nozione complessa, perché esistono numerose varianti nell’utilizzo esclusivo di una delle due mani. E allora, come si spiega tutto ciò? Sono stati proposti numerosi modelli esplicativi che però non convincono tutti. La lateralizzazione, ovvero il processo che conduce alla lateralità, sarebbe la combinazione di fattori genetici, prenatali, neurologici e sociali.

Infatti esistono intere famiglie di destri o di mancini, e alcuni ricercatori invocano anche dei geni dominanti. Inoltre, come spiega la Fagard, “studi clinici e sperimentali, poi i metodi di imaging cerebrale, hanno mostrato l’asimmetria emisferica del cervello. Ciascun emisfero si fa carico degli eventi motori e sensoriali che hanno luogo nella metà opposta del corpo e dello spazio”. In altre parole, anche se i due emisferi cerebrali scambiano le informazioni e lavorano in maniera equivalente, le reti nervose che controllano i movimenti degli arti sono incrociate: è l’emisfero sinistro del cervello che comanda la mano destra e viceversa. Ciò non impedisce che una buona maggioranza di mancini abbia il centro del linguaggio e del pensiero logico e astratto situato, come i destri, nell’emisfero sinistro. La lesione di uno degli emisferi al momento della nascita può portare un bambino a utilizzare in maniera dominante il lato comandato dall’emisfero intatto. A ciò si aggiungono i fattori esterni: utilizzando la mano destra, il bambino può imitare i suoi genitori o chi gli sta vicino, può opporsi oppure adattarsi a un ambiente costruito da e per i destri.

In ogni caso, la lateralità è una tappa decisiva! Fin dall’inizio, le esperienze vissute aiutano il bambino a conoscere il proprio schema corporeo. Prendendo coscienza della sua asimmetria, egli impara a strutturarsi nello spazio: percependo l’asse del proprio corpo, egli percepisce anche l’ambiente in rapporto a quell’asse. Inoltre, sarà in grado di riconoscere e memorizzare l’orientamento sinistra-destra quando imparerà a leggere e a scrivere le lettere e i numeri.

 

Difficoltà per mancini e per destri…:

I problemi legati alla lateralità possono essere all’origine di difficoltà scolastiche. Nel caso, ad esempio, in cui la lateralità neurologica sia stata contrastata. “Un bambino può scrivere una o l’altra lettera (b e d, u e n…) o numero speculare perché, scrivendo con la mano non-preferita, utilizza un programma motorio corrispondente alla sua mano dominante. Ciò inverte a livello spaziale la direzione del gesto grafico” spiegano Bruno De Lièvre, dottore in scienze dell’educazione, e la psicomotricista Lucie Staes, in un libro che propone un gran numero di esercizi utili per gli insegnanti e gli psicomotricisti (De Lièvre, Staes, “La psychomotricité au service de l’énfant, de l’adolescent et de l’adulte”, Louvain-la-Neuve, De Boeck, 2012). E suggeriscono che, per evitare che l’allievo imiti l’insegnante scrivendo di fronte a lui, l’adulto si ponga a lato del bambino.

Altri allievi, non percependo chiaramente la loro mano dominante, scrivono tanto con una mano che con l’altra, il che può condurre a difficoltà nell’apprendimento spaziale, specie nel distinguere la sinistra dalla destra. Un gran numero di test neurologici, di forza, di valutazione della lateralità gestuale e funzionale possono aiutare ad “affermare” la lateralità.

La stessa difficoltà a distinguere sinistra e destra è sensibile in quegli allievi che possiedono una dominanza incrociata fra occhio e mano. “Un mancino dell’occhio sposta il campo visivo da destra a sinistra mentre la mano scrive da sinistra a destra” spiegano i due autori.

Una fonte di difficoltà può essere un ritardo di maturazione nella specializzazione dell’emisfero destro del cervello (che regola specificamente la percezione viso-spaziale) o di quello sinistro (quello del linguaggio). Ciò spiegherebbe la difficoltà di certi dislessici a percepire e a memorizzare situazioni e orientamenti spaziali. E, a causa della mancanza di memoria sequenziale (una delle funzioni dell’emisfero sinistro), certi disortografici non riescono a ricordarsi la posizione di ogni lettera (o sillaba) in una parola.

Infine, bisogna ricordare che i mancini ben lateralizzati non hanno più problemi scolastici dei destri. “Solo la scrittura può porre un problema in ragione del movimento di avvicinamento del braccio verso il tronco e della posizione della mano con una flessione troppo accentuata, che può provocare crampi. E’ dunque meglio abituare molto presto i mancini a inclinare il foglio verso il basso a destra, affinché scrivano più o meno dall’alto in basso mantenendo la mano allineata col prolungamento dell’avambraccio.”

Ben più che la lateralità, è dunque il grado della lateralità che sembra importante. I bambini non lateralizzati ottengono risultati meno buoni nelle sfide motorie dei mancini e dei destri che hanno raggiunto risultati paragonabili.

Il presente articolo è stato scritto da Catherine Moreau e pubblicato suLe journal de l’Association Brain Gym France N°52”. Traduzione dal Francese di Alessandra Corrias.

LASCIA UN COMMENTO

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.